Siccità in Marocco: il re Mohammed VI esorta a non sacrificare gli animali per l’Eid 2025

di Antonino Finocchiaro
Il 26 febbraio 2025 scorso, il re del - Marocco Mohammed VI - ha invitato la cittadinanza a rinunciare al tradizionale sacrificio dell’Eid Al-Adha (festa del sacrificio), a causa della siccità prolungata che ha ridotto il numero di capi di bestiame del 38% negli ultimi anni. È la prima volta che in quasi 30 anni di regno, il Sovrano fa questo tipo di richiesta.
L’Eid ricorda, ogni anno, il sacrificio di un montone, effettuato da Abramo in sostituzione del figlio Ismail, dopo essere stato fermato da un angelo inviato da Dio. L’Eid, che si celebra in questi giorni, è la seconda festa religiosa più importante nel Paese dopo il Ramadan, e simboleggia la dedizione dell’uomo al volere di Dio. Il Sovrano riveste, peraltro, in Marocco la carica religiosa di Amir al-Mu’minin (Comandante dei fedeli) e tradizionalmente dà inizio alla festa, abbattendo personalmente e pubblicamente un montone.
Questa festività è, in genere, molto osservata dalla cittadinanza: già alcune settimane prima, in tutto il Regno, cominciano a sorgere recinti dove vengono ammassati gli animali per esser scelti ed acquistati dalle singole famiglie. Nelle piazze, nelle strade, davanti ai centri commerciali, nei mercati tipici del Paese è un continuo via vai di compratori e di intermediari, di trattative per l’acquisto di un buon capo al miglior prezzo possibile. Più si avvicina l’inizio dell’Eid più il prezzo dell’animale sale e maggiore è il rischio di vedere sfumare un buon affare. Pertanto, è consuetudine che l’animale venga acquistato diversi giorni prima dell’inizio della festa e trasportato a casa.
Il giorno della festa, nei centri urbani le famiglie del ceto medio e alto si avvalgono dell’aiuto di un macellaio, ma nei centri rurali o nelle periferie la macellazione viene effettuata personalmente dal membro più anziano della famiglia, davanti agli altri membri. Questa forma popolare di macellazione avviene quindi nei giardini, nelle terrazze, in alcuni casi persino per strada o sulla spiaggia. La celebrazione ha una forte valenza solidaristica e religiosa, poiché perché parte della carne ottenuta dalla macellazione dell’animale viene distribuita ai bisognosi, ottemperando ad uno dei cinque pilastri dell’Islam. Inoltre, l’Eid mantiene un valore comunitario molto forte, perché consente alle famiglie di riunirsi: i familiari che vivono lontano lasciano spesso il lavoro nelle grandi città per tornare nel villaggio d’origine e rivedere per l’occasione i propri cari.
Eppure quest’anno qualcosa è cambiato. Per la prima volta, il Re, sia come Comandante dei fedeli che come rappresentante della Nazione, ha pubblicamente chiesto ai suoi sudditi di astenersi dal sacrificio.
L’invito ha lo scopo di contrastare la speculazione sui prezzi di vendita che, con l’approssimarsi della festa, si stavano alzando eccessivamente. Inoltre, serve anche a preservare quei capi, destinati alla successiva riproduzione, che potrebbero consentire la ripresa del settore negli anni a venire.
Nel suo discorso, Mohammed VI, tuttavia, non si è affidato solo ad argomenti economici, ma ha fatto ricorso alla sua autorità religiosa: il sovrano ha precisato che il sacrificio non è un obbligo normativo presente nel Libro Sacro, ma è previsto nella Sunna, fonte complementare di diritto islamico che integra il quadro normativo solo quando il Corano non contiene una indicazione su una determinata questione. Inoltre, ha citato il principio giuridico secondo il quale “non c’è costrizione nella religione” e dichiarato che, a suo tempo, anche suo nonno Mohamed V, aveva provveduto a sacrificare un montone a favore del popolo. In questo modo, egli ha affievolito la necessità attuale dell’atto rituale e collegato la festività alle necessità pubbliche della realtà contemporanea, attraverso il ricorso alla ragione giuridica, commisurando la cogenza del precetto religioso al bene collettivo e pubblico.
Il sacrificio dell’Eid per il mussulmano è innegabilmente un comportamento rituale che consente al fedele di identificarsi in una precisa identità culturale e religiosa. Esortare il fedele a rinunciare a tale rito per il bene dello Stato mostra la capacità del Marocco, e del suo sovrano, di proseguire nel suo cammino per la costruzione di un Islam moderato, dove il concetto di “sacrificio” può essere trasferito dall’abbattimento dell’animale alla rinunzia personale e collettiva alla celebrazione, per garantire il benessere della società tutta.
https://lematin.ma/chroniques/aid-al-adha-2025-un-sursis-strategique-tribune/266255